mercoledì 13 maggio 2009

CommeDesEnfants

2 commenti:

enzorasi ha detto...

Sai quanto è facile slittare fra le pieghe della propria vita: ho troppe note in testa e quasi mai una dominante. Vorrei riderne, con te più che con altre, con te per un antica intesa lucida e cristallizzata nel tempo. Sai quanto è facile percorrere il labirinto dei nostri segreti giardini per ritrovarsi poi davanti alla spiaggia che amammo da ragazzi e dire , in silenzio, eccomi, sono pronto. Ho sospeso il blog, quel blog, per una crisi di "snobismo culturale"; quando ritroverò la sciocca pretesa di farmi capire dagli altri riaprirò le danze. Perchè, tu lo sai, danzare mi piace moltissimo, è connaturato al mio spirito e non potrei farne a meno; questo è il motivo di uno spazio segreto, un limbo preciso e solitario, conficcato dentro l'epistolario fra me e tua madre. E' lei la custode del mio tempo sulle righe, l'unica che legge senza guardare ed osserva la mia consapevolezza immobile. Le chiedo di te ed invece dovrei farlo direttamente con una ragazza che, studiando, si è nascosta dentro il suo involucro di crisalide. Ti vedo bellissima camminare fra le nuvole di cui conosci senz'altro l'essenza e, talvolta, l'amarezza. La tua storia, quella che solo tu puoi raccontare, la scriverai quando sarai una bambina lontana e non una giovane donna inquieta. Vorrei essere ancora in vita per poterla leggere: forse avrei anche l'ardire di correggerla per poi riderne assieme. Forse potrei goderne pensando che in essa c'è anche una parte di me come sempre accade agli intelletti che s'incontrano. Vorrei sapere se l'email che io conosco esiste ancora, la mia la conosci, usala se vuoi. Il prossimo mercoledi sarà uno di quelli da leoni, me lo ha detto una stella ieri sera. Le ho creduto.

Giullare di Corte ha detto...

...camminando sotto il sole, la mia strada mi ha portato al tuo giardino.
Ti lascio un fiore, che ho trovato nella campagna, sulla porta del tuo giardino...



INFANZIA



SI dovrebbe riflettere a lungo per parlare

di certe cose che così si persero,

quei lunghi pomeriggi dell'infanzia

che mai tornarono uguali - e perchè?

Dura il ricordo -: forse in una pioggia,

ma non sappiamo ritrovarne il senso;

mai fu la nostra vita così piena

di incontri, di arrivederci, di transiti

come quando ci accadeva soltanto

ciò che accade a una cosa o a un animale:

vivevamo la loro come una sorte umana

ed eravamo fino all'orlo colmi di figure.

Eravamo come pastori immersi

in tanta solitudine e immense distanze,

e da lontano ci chiamavano e sfiravano,

e lentamente fummo - un lungo, nuovo filo -

immessi in quella catena di immagini

in cui duriamo e ora durare ci confonde.



Rainer Maria Rilke - “Nuove Poesie”