martedì 9 giugno 2009

demain


il lunedì mattina è uguale a tutti gli altri lunedì dell'anno messi in fila uno dietro l'altro. come gli autobus che aspettano al capolinea di fronte alla stazione termini. e come i lunedì e gli autobus, una cascata di pensieri si sussegue, tutti ordinati, uno appresso all'altro.

il biglietto spiegazzato nella tasca del jeans che - puntualmente - dimentico di togliere quando faccio il bucato e lo ritrovo poi sbiadito a fare capolino.

il cieco che col suo bastone bianco e rosso si fida di se stesso e lentamente porta le sue gambe sull'orlo della scala mobile del metrò.

la signora Africa, come la chiamo io, che amo salutare con un cenno della mano, tutte le mattine, mentre io cogl'occhi assonnati vado in ufficio e lei cogl'occhi grandi ed espressivi canta sotto un ombrellone colorato, le canzoni della sua terra.

i fogli del Leggo calpestati già alle 9.10. l'odore, quello buono e quello cattivo, delle persone. il loro sudore, le camicie segnate a mezzaluna sotto le ascelle ed i sandali coi calzini dei tedeschi che, con le guance rosse per il caldo, scendono alla fermata "Colosseo".

la luce che arriva all'improvviso dopo piramide, si esce dal buio quando meno ce l'aspettiamo. luce e fisarmoniche che cantano tutti i giorni la stessa melodia, da ormai otto mesi.

otto mesi di travaglio e di sbadiglio. otto mesi di busta paga. otto mesi di caffè in cialde bruciate e barrette ipocaloriche, che mi viene un senso di disgusto solo a vederle giacere là, sul mobiletto della coffee room, chè dire stanza della pausa, pare brutto ed allora sostituiamo le cose da fare con bullet point e punto di condivisione con sharepoint e facciamo questo check che controllo non va più di moda. a volte mi chiedo che fine abbia fatto la lingua di Dante e perchè la pizza da asporto sia diventata take away senza rimedio.

e due lacrime grandi e piene mi scivolano da quel buco stretto all'inizio dell'occhio quando una collega mi dice "come faremo senza miss s?". e mi sento amata e coccolata, la mascotte della situazione o anche la marmotte della situazione, visto che in otto mesi sono riuscita ad arrivare prima degli altri sono due volte.

mi sento fortunata. ed inquieta, tanto inquieta perchè non mi chiedo cosa so fare ma ciò che mi piace fare. e a questa domanda una risposta non c'è.
mi piace tutto e mi piace nulla.
mi piace il senso di giustizia ma sugli artt. del c.p.c. il mio Morfeo ci si culla indisturbato.

mi ricordo di mario, il primo giorno di lavoro. era lui l'addetto a sistemarmi il piccì con tutte le pwd possibili ed immaginabili. ed allora ecco un giga12 ed un lady08 che poi è diventato pluto, più facile e più simile a quello che mi sento io, soprattutto quando scoppia la gomma del 93 ed io sono in un fottutissimo ritardo cosmico e la legge di murphy ride di me.

ed oggi ho paura di domani. cosa farò? con chi vivrò? e tra qualche giorno la casa sarà piena di scatoloni e mi viene da piangere perchè tutti hanno una vita che condividono con qualcuno e all'improvviso "ciao ragazza ciao tieni tra le dita il ricordo di ciò che è stato".

ed io non sono mai stata brava con gli scatoloni. porto sempre alla spicciolata le cose, le lascio qua e là, piccola nomade di me stessa, che si affeziona agli odori e ai cuscini degli altri, che ha paura di cadere nell'oblio, che ha paura di sentirsi, di ascoltarsi. preferisco dire che mi perdo e che cerco di ritrovarmi poi. ma alla fine lo sanno tutti - compresa me - dove cercarmi.

oggi ho paura di domani, di questo senso di precarietà mensile. è strano, sai, la casa ha di nuovo l'odore di casa mia. manca solo quel programma che faceva Corrado, il pranzo è servito, ed il manico della scopa con cui arrivavo ad accendere l'interruttore del bagno, un metro d'altezza di meno. il divano è lo stesso. eppure io oggi mi sento piccola e fragile. con la voglia di nascondere la faccia sulla camicia di qualcuno più grande di me.

ed invece no. infilo il naso tra gli atti nulli del codice di procedura, dicendo a me stessa che ce la posso fare, che il futuro mi aspetta con altre persone da amare, da conoscere e magari detestare, con la scrittura che è un alito di vita in questa giornata rafferma, come il pane che ho dimenticato di baciare prima di buttare.